Tatuaggio: che cos’è, la storia e perchè ci piace così tanto.

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tatuaggio

Il tatuaggio: cosa dobbiamo sapere?

Cos’è un tatuaggio? Può essere definito come un’arte, una pratica di decorazione del corpo attraverso immagini, disegni, simboli, colorati o meno e, non necessariamente carichi di significato.

Nonostante le tecniche di tatuaggio siano mutate nei secoli, il suo concetto di base è rimasto invariato nel tempo.

Il tatuaggio moderno occidentale viene eseguito tramite macchinette che consentono di iniettare dell’inchiostro all’interno della pelle attraverso uno specifico ago, che, muovendosi su e giù, riesce a penetrare sotto l’epidermide per circa un millimetro.

Ci sono aghi diversi tra loro, in termini di larghezza, a seconda dell’uso che se ne fa; ogni ago infatti, ha un determinato uso, per sfumature, contorni o ombreggiature.

Il dispositivo utilizzato per i tatuaggi moderni svolge due principali operazioni ripetutamente:

  • Caricatura dell’inchiostro nell’ago
  • Scarico dell’inchiostro all’interno della pelle (sotto l’epidermide)

Durante queste fasi, la frequenza con cui si muove un ago da tatuaggio può andare da 50 fino a 3000 volte al minuto.

 

Storia del Tatuaggio

Nello scegliere un tatuaggio, vi siete mai chiesti quali fossero le sue vere origini?

Di forme diverse, colorati o non, vistosi o discreti, ad oggi i tatuaggi sono sempre più utilizzati come mezzo d’espressione sul proprio corpo.

tatuaggio storia

Nonostante questo, è ancora possibile trovare chi storce il naso di fronte ad essi a causa di poca informazione o pregiudizi sul vero significato di quest’arte.

Tatuarsi è, infatti, un vero modo di comunicare, di imprimere qualcosa di significativo ed indelebile, di identificarsi per appartenere ad un gruppo, una religione, un credo, ma anche un modo per essere semplicemente più gradevoli da un punto di vista estetico o semplicemente seguire una moda.

La parola tatuaggio fa la sua prima comparsa intorno alla metà del 700 in seguito alla scoperta dell’isola di Tahiti da parte del capitano inglese James Cook. La popolazione di quel luogo usava indicare la pratica del tatuaggio con la parola polinesiana “tau-tau” trasformato negli scritti in “Tattow” adattandolo all’inglese. Aldilà di questo, è certo che la pratica del tatuaggio abbia origini ben più antiche, fino a 5.000 anni fa.

 

Alcune tappe storiche:

  • Nel 1991 è stato ritrovato nella zona alpina tra Italia e Austria la Mummia del Similaun risalente a 5.300 anni fa. Questa presentava dei tatuaggi sul corpo che sono poi stati analizzati ai raggi x, scoprendo che probabilmente le incisioni venivano eseguite per scopi curativi in quanto si sono potute osservare delle degenerazioni alle ossa esattamente negli stessi punti dei tatuaggi.
  • All’interno dell’Antico Egitto le danzatrici possedevano dei disegni simili a tatuaggi come si può evincere da alcune mummie e pitture ritrovate del 2.000 A.C.
  • Il popolo celtico praticava l’adorazione di divinità animali e, come segno di devozione, era solito disegnare quelle stesse divinità come tatuaggi sul corpo.
  • La visione del popolo romano storicamente ha riservato la pratica del tatuaggio solo a criminali o peccatori, come marchio distintivo. Solo successivamente, dopo essere entrati in contatto con le popolazioni della Gran Bretagna, che utilizzavano tatuaggi sul corpo in battaglia, decisero di adottarli nella propria cultura.
  • Nella fede cristiana, era in uso la pratica del tatuaggio di simboli religiosi sulla fronte per devozione. In seguito, durante il periodo storico delle Crociate, anche i soldati scelsero di tatuarsi la croce di Gerusalemme, per essere riconosciuti in caso di morte in battaglia.

 

Significati del tatuaggio

La pratica dei tatuaggi ha sempre assunto nel corso della storia una connotazione fortemente simbolica. La sofferenza associata, parte integrante e necessaria, ha sempre differenziato l’ottica occidentale da quella orientale, africana e oceanica.

significato tatuaggio

Nelle tecniche occidentali, infatti, il dolore viene ridotto al minimo indispensabile mentre, nelle altre culture citate, assume un significato e un valore rilevante: il dolore avvicina l’essere umano all’esperienza della morte, e, resistendo ad esso, è in grado di esorcizzarla.

Anticamente, tutti coloro che decidevano di tatuarsi, vivevano questa esperienza come un rituale, una prova o iniziazione.

Si ritiene, ad esempio, che i tatuaggi dell’epoca preistorica fossero eseguiti da stregoni, sciamani o sacerdoti proprio in punti delicati in cui si provava dolore, quali la schiena o le mani.

Insieme al dolore, c’è anche un simbolismo associato al sanguinamento durante la pratica.

Il sangue che scorre simboleggia la vita e quindi, lo spargimento del sangue, seppur limitato e lieve, simulerebbe l’esperienza della morte.

 

Tecniche e culture differenti

Fin dall’antichità, le tecniche utilizzate per i tatuaggi sono state variegate e con caratteristiche diverse a seconda della cultura in cui venivano praticate. L’aspetto culturale è ciò che ha fondamentalmente contribuito alla differenziazione delle tecniche, in quanto, come citato prima, ciò che cambia è l’esperienza e il valore che viene attribuito al dolore associato alla pratica. Vediamole nello specifico:

  • Tecniche oceaniche: in zone come la Polinesia e la Nuova Zelanda, per l’esecuzione veniva utilizzato uno strumento a forma di rastrello dotato in punta di denti di osso affilati in grado di far penetrare all’interno della pelle il colore, ottenuto attingendo e trattando le noci di cocco.
  • Tecnica antica Inuit: Degli aghi fatti con ossa venivano utilizzati dalla popolazione Inuit per far penetrare in maniera artigianale all’interno della pelle la china, ovvero un filo fuligginoso in grado di rilasciare una colorazione
  • Tecnica giapponese: è detta tebori consiste nel realizzare tatuaggi a mano tramite l’uso di aghi (di titanio o acciaio). Questi vengono fissati all’estremità di una stecca di bambù che viene mossa avanti e indietro come un pennello, forando la pelle in maniera obliqua ma abbastanza dolorosa. Durante la pratica, il tatuatore mantiene tesa la pelle per riuscire a puntellare correttamente la pelle al passaggio degli aghi. Un tempo, gli aghi non erano rimuovibili e sterilizzabili, ad oggi invece è stato possibile migliorare le condizioni di igiene e sicurezza. Il risultato ottenibile con questa tecnica si distacca dal classico con macchinetta perché è in grado di donare sfumature di colore diverse, seppur richieda maggior tempo. Attualmente in Giappone viene ancora praticata questa tecnica, soprattutto con pigmenti neri (sumi) affiancata da quella Americana (occidentale). 
  • La tecnica samoana: è una tecnica rituale fortemente dolorosa, spesso accompagnata da cerimonie e canti. Viene eseguita in questa maniera: l’esecutore si avvale di due attrezzi, uno simile ad un pettine d’ossa impugnabile contenente da 3 a 20 aghi e l’altro è uno strumento simile ad un bastone, usato per colpirlo.

Il primo viene intriso di un pigmento derivato dalla lavorazione di piante, acqua e olio e viene spinto dal bastone per forare la pelle.Ovviamente, durante tutta l’esecuzione, la pelle deve essere tenuta tesa per la riuscita ottimale dalla pratica.

  • Tecnica thailandese o cambogiana: ha origini molto antiche e molto significative all’interno di questa cultura. Nella lingua locale viene chiamato “Sak Yant” ovvero “tatuaggio sacro”, ad indicare un significato profondo, che va ben oltre il semplice disegno sulla pelle. Il tatuaggio con tecnica thai viene eseguito con la tecnica del bambù in questo modo: una bacchetta (sak mai) appuntita viene intrisa di inchiostro per poi essere picchiettata sulla pelle per creare un disegno. Questa tecnica ha un dolore percepito abbastanza soggettivo, che dipende anche dalla zona scelta.
  • Tecnica occidentale (americana): è chiaramente la tecnica più innovativa e moderna tra quelle citate.Questa utilizza una macchinetta elettrica con aghi, messi in movimento grazie a delle bobine elettromagnetiche o di una singola bobina rotativa. È la tecnica attualmente in vigore meno dolorosa, moderna evoluzione della penna elettrica di Thomas Edison del 1876. Il primo brevetto di una macchinetta elettrica in grado di tatuare fu ottenuto da Samuel O’Reilly nel 1891 negli Stati Uniti, il quale si era appunto ispirato all’invenzione di Edison. L’idea di O’Reilly, però, durò poco, per via del solo movimento di rotazione. Poco dopo, l’inglese Thomas Riley, ingegnò invece la stessa macchinetta per tatuare con l’uso di elettromagneti, una vera rivoluzione nel mondo dei tatuaggi. Questo ultimo strumento, è stato poi migliorato e implementato nel tempo per ottimizzarne le caratteristiche tecniche, fino ad ottenere la versione più moderna e attualmente utilizzata.