
I tatuaggi a Milano hanno fatto storia. La città vanta alcuni tra i più famosi e importanti nomi nel panorama italiano e internazionale del tatuaggio. Artisti del calibro di Gian Maurizio Fercioni e Mino Spadacini hanno svolto il ruolo di pionieri nello sdoganamento dei pregiudizi legati a questa forma artistica aprendo le danze, a partire dagli anni 70 del Novecento, agli attuali specialisti del settore.
Per comprendere appieno la realtà in cui questi artisti si sono fatti strada nel mondo dei tatuaggi a Milano, è necessario analizzare brevemente la storia del tattoo in Italia, concentrandoci sulle varie fasi che hanno portato il tattoo a essere così amato ai giorni nostri. Si tratta di un viaggio misterioso, caratterizzato da contraddizioni, simboli, paura, un percorso di forza, resistenza e coraggio. Un viaggio che chiunque si avvicini a questo mondo, sia esso artista o fruitore, non può esimersi dal conoscere.
Le origini: il tatuaggio religioso in Italia
Il 29 marzo 2017 il Museo Medievale di Bologna è stato sede della mostra “Stigmata – La tradizione del tatuaggio in Italia”. In tale occasione è stato possibile finalmente posare gli occhi su documenti unici al fine di fare chiarezza sul significato dei tatuaggi nel nostro Paese nel corso dei secoli.
Un ruolo essenziale, per la diffusione di questa forma d’arte, fu svolto dal santuario di Loreto. Si dice, infatti, che intorno alla fine del 1200, i fedeli in visita al santuario volessero simulare le stimmate di San Francesco su polsi e mani. I tatuatori di allora, i cosiddetti “marcatori”, realizzavano soggetti molto semplici, quali il sacro cuore, brevi motti, simboli dello Spirito Santo, INRI, le madonne infilzate. Si servivano di tavolette di legno che indicavano i loro soggetti e realizzavano i tatuaggi ai lati strada.
Si tratta di un periodo florido per il tatuaggio, che gode del sostegno della Chiesa e che presto diviene parte dell’immaginario popolare.
Il tatuaggio come simbolo degli artigiani
Il periodo d’oro dei tatuaggi prosegue nel 1500, ancora una volta per mano della Chiesa. Nella Bibbia, infatti, si legge che Dio cacciò Caino ponendogli il simbolo del tao sulla fronte, in modo che non fosse ucciso. Caino visse e fu il primo degli artigiani.
In tutta Italia, e in diverse zone d’Europa, gli artigiani si tatuavano scegliendo simboli che indicassero il loro mestiere. Questi tattoo prendevano il nome di “segni di Caino”.
L’età della ragione: il tatuaggio come simbolo di irrazionalità
Con l’800 l’arrivo della scienza rivoluziona in toto la società e nemmeno il tatuaggio è immune dal giudizio. I tatuati sono indicati come essere inferiori da emarginare dalla comunità.
Un ruolo essenziale per la diffusione di tale idea è svolto da Cesare Lombroso, medico e antropologo criminale. Con la sua opera “L’uomo delinquente”, pubblicata nel 1896, descrive l’uomo tatuato come un selvaggio e un criminale.
Naturalmente le affermazioni di Lombroso non dispongono di alcuna prova a livello scientifico, tuttavia influenzano la cultura popolare facendosi largo a tutti i livelli della società.
La Prima Guerra Mondiale
Il primo conflitto mondiale contribuì ad allontanare la popolazione italiana dal tatuaggio. In molti, prima di partire per la guerra, decidevano di tatuarsi il nome della propria amata. Una volta tornati in patria, però, spesso scoprivano che questa aveva scelto un altro pretendente e i soldati sceglievano di menomarsi.
La rivalutazione del tatuaggio italiano
La rinascita del tatuaggio italiano si deve ad alcuni artisti che decidono di inseguire il proprio sogno per far sì che la società rivaluti la loro arte. A Bologna un ruolo fondamentale è svolto da Marco Pisa, a Roma da Geppy Rondinella, a Firenze da Maurizio Fiorini.
Il tatuaggio a Milano la storia
Milano è da sempre uno snodo per l’intera Europa, un centro nevralgico per l’arte in ogni sua forma. Alcuni coraggiosi artisti decidono di lasciare la città per visitare i centri dei più grandi tatuatori d’avanguardia in Europa. Tra questi ricordiamo in particolare Gian Maurizio Fercioni e Mino Spadacini.
I due condividono una formazione artistica simile, il primo lavora scenografo e costumista presso il Teatro alla Scala e altri importanti teatri d’Europa, il secondo frequenta il liceo artistico e l’Accademia di Brera.
Entrambi capaci di sfidare la società e di aprire un negozio in città, i primi a fare del tatuaggio la propria vita, due pionieri che da quarant’anni studiano questa forma artistica in continua evoluzione.
Non c’era una volta. Oggi a Milano
Ad oggi tutto il panorama del tatuaggio sta cambiando, passiamo da mostri sacri della storia a veri artisti dell’arte realistica, old school, tatuaggi a colori e molti altri stili. Quello che funzionava vent’anni fa adesso è passato di moda. Oggi, grazie alla tecnologia, agli studi, seminari e continue evoluzioni artistiche del tatuaggio, quest’arte è diventata più sostanziosa e meno astratta. V’invito a visionare i lavori dei ragazzi di whitelabeltattoo e confrontarli con i tatuaggi realizzati solo qualche decennio fa per poter capire cosa voglio spiegare senza troppi giri di parole.